Roma. Stanze d’artista. Capolavori del ’900 italiano Sironi, Martini, Ferrazzi, de Chirico, Savinio, Carrà, Soffici, Rosai, Campigli, Marini, Pirandello e Scipione
ROMA. Non solo luoghi ideali bensì stanze reali in cui l’arte della prima metà del Novecento è raccontata da dodici dei suoi maggiori esponenti: Mario Sironi, Arturo Martini, Ferruccio Ferrazzi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Carlo Carrà, Ardengo Soffici, Ottone Rosai, Massimo Campigli, Marino Marini, Fausto Pirandello e Scipione. Stanze d’artista. Capolavori del ’900 italiano, la mostra ospitata dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma dal 14 aprile al 1° ottobre 2017, dedica a ciascuno uno spazio esclusivo in cui alle opere sono affiancate le parole degli autori, tratte dai loro diari, lettere e scritti teorici o critici, così da offrire un commento critico quale migliore non potrebbe essere provenendo dalla stessa fonte creativa dei capolavori presentati.
Sono Stanze in cui rivivono interi mondi poetici grazie ai capolavori della Galleria d’Arte Moderna e altri provenienti da prestigiose raccolte private, circa sessanta opere di scultura, pittura, grafica tra le quali vengono valorizzati, per la prima volta, i dipinti di Massimo Campigli (Le spose dei marinai, 1934), di Ardengo Soffici (Campi e colline, 1925; Marzo burrascoso, 1926-27) e di Ottone Rosai (Paese, 1923), rispettando così il criterio della rotazione delle opere, adottato dalla Galleria d’Arte Moderna fin dalla sua riapertura nel 2011, che permette di scoprire ogni volta parti importanti del suo vasto patrimonio artistico. L’esposizione, alla Galleria d’Arte Moderna di via Francesco Crispi dal 14 aprile al 1 ottobre 2017, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, a cura di Maria Catalano e Federica Pirani. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.
Attraverso le diverse sale della rassegna si rivela l’intreccio dei linguaggi insieme alla ricchezza e alla complessità dei percorsi degli autori creando illusorie “stanze”, ciascuna dedicata a un artista; inedite letture critiche in un confronto stringente di temi e di anni del Novecento Italiano – con particolare riferimento ai decenni 1920 e 1930 – che concorrono a una rilettura delle opere della collezione capitolina in gran parte già note al pubblico romano anche grazie all’efficace rapporto di collaborazione con un collezionismo privato attento e sensibile.
Barbara Braghin