Roma. Alida Valli, la mostra ritratto di un'attrice


ALIDA VALLI MOSTRA – RASSEGNA
RITRATTO DI UN’ATTRICE: ALIDA VALLI (3-28 aprile)

ROMA. La mostra Ritratto di un’attrice: Alida Valli – curata da Giulio D’Ascenzo ed Elisabetta Centore per l’Associazione Teatroantico racconta la splendida favola di Alida Valli ripercorrendo le tappe fondamentali di una carriera che, in oltre cinquant'anni, ha attraversato tutte le stagioni del nostro cinema. Ad accompagnare la mostra ricca di foto, immagini, manifesti, locandine, libri ci sarà anche una rassegna di alcuni suoi film realizzata in collaborazione con Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale.
Una mostra ricca e necessaria per rendere omaggio ad una delle attrici più talentuose del cinema italiano. Attraverso foto di scena, locandine, fotobuste, manifesti, libri e brochure, tutti rigorosamente originali, la mostra Ritratto di un’attrice: Alida Valli – curata da Giulio D’Ascenzo edElisabetta Centore per l’Associazione Teatroantico e ospitata dalla Casa del Cinema dal 3 aprile al 28 aprile – racconta la splendida favola di Alida Valli ripercorrendo le tappe fondamentali di una carriera che, in oltre cinquant'anni, ha attraversato tutte le stagioni del nostro cinema. Da grande diva dei telefoni bianchi a star di enorme successo internazionale. La Mostra si concentra in particolar modo sui primi trent'anni di carriera dell'attrice, dal 1935 al 1965, e viene affiancata da una rassegna cinematografica realizzata in collaborazione con Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale attraverso la quale è possibile apprezzare e ricordare la grande attrice scomparsa nel 2006.


Alida Valli esordisce giovanissima sul grande schermo, interpretando fin dall'inizio ruoli da protagonista e diventando ben presto l'attrice simbolo del cinema italiano del periodo fascista. Si afferma grazie ai film Manon Lescaut (1939) e Ore 9: lezione di chimica (1941) mentre la sua versatilità la impone nei ruoli drammatici di Luisa in Piccolo mondo antico di Mario Soldati (Premio speciale del conte Giuseppe Volpi di Misuratacome. Miglior Attrice italiana dell'anno Festival di Venezia) e di Eugenia Grandet nell'omonimo film di Mario Soldati (Nastro d'Argento come miglior attrice). Il produttore Selznick vorrebbe fare di lei la Ingrid Bergman italiana e per questo la convince a trasferirsi a Hollywood. Durante questo periodo recita in Il caso Paradine di Alfred Hitchcock, Il miracolo delle campane di Irving Pichel ed Il terzo uomo (1949) di Carol Reed e nel 1951 rientra in Italia. Pochi anni dopo fornisce una delle sue migliori interpretazioni nel capolavoro di Luchino Visconti, Senso (1954) e la sua fama si consolida sotto la direzione di registi quali Gillo Pontecorvo (La grande strada azzurra, 1957), Franco Brusati (Il disordine, 1962), Pier Paolo Pasolini (Edipo re,1967). Negli anni settanta si dimostra un'attrice molto versatile, lavorando con Valerio Zurlini in La prima notte di quiete (1972), con Mario Bavain Lisa e il diavolo (1972), con Bernardo Bertolucci in La strategia del ragno (1970) e nel kolossal Novecento (1976).

Barbara Braghin

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