Venezia. La 2^ edizione del “Venice Sustainable Fashion Forum”, il summit promosso da Sistema Moda Italia
Di seguito gli highlights dello studio.
1. La pressione normativa Ue sarà efficace?
La Commissione Europea ha lanciato nel 2022 la “EU Textile Strategy”, una massiccia iniziativa mirata a stabilire un quadro di riferimento e una visione comuni per la transizione del settore tessile, che ha incontrato diversi ostacoli durante la sua gestazione. Su 14 principali azioni legislative presentate, sembra che solo il 51% abbia riscosso consenso, e si riscontrano forti ritardi nelle approvazioni, connessi alle difficoltà incontrate durante i triloghi o all’influenza esercitata da gruppi di pressione.
C’è un tema di efficacia. Un’analisi preliminare d’impatto sulla nuova proposta di Regolamento sull’Ecodesign effettuata su specifiche categorie di prodotto non è incoraggiante: l’applicazione dei principi alle magliette 100% cotone comporterebbe solo un taglio di circa 3,51 milioni di tonnellate CO2eq pari allo 0,3% dell’impronta annuale di carbonio europea.
La strategia EU include anche una nuova Direttiva per contrastare gli impatti negativi connessi alla spedizione dei rifiuti in Paesi terzi. Oggi, il fashion si distingue come il settore con il maggior volume di rifiuti esportati verso Paesi non-OCSE (93,5% del totale), un valore che è quintuplicato tra il 2000 e il 2019, raggiungendo 1,7 milioni di tonnellate. La proposta europea però implica una profonda e complessa riforma per razionalizzare e rafforzare il sistema doganale europeo.
2. Un capo sostenibile costa il doppio e intanto la spesa media dei consumatori scende
Il costo di produzione complessivo per una maglietta tradizionale in cotone ammonta a circa $3,87. Il capo viene poi rivenduto al consumatore ad un prezzo di circa 2 volte superiore (fino a $8). Casi studio mostrano invece che produrre una maglietta in cotone etico da commercio equo e solidale possa costare fino a $8,72 con un prezzo al dettaglio di circa $36 – quattro volte superiore al costo di produzione.
3. La “fibra sostenibile non esiste”. L’impronta ambientale si riduce grazie alla tecnologia
Circa il 70% delle fibre utilizzate per confezionare abiti e tessuti da arredamento sono sintetiche (es. poliestere e nylon). Mentre le fibre naturali sono comunemente percepite come più “rispettose dell’ambiente” in quanto rinnovabili e biodegradabili, i dati testimoniano che, in alcuni casi, possono esercitare impatti ambientali maggiori rispetto alle alternative sintetiche o artificiali. Il cotone ne è un esempio.
Nel 2020, i Paesi UE-27 hanno importato oltre 8,7 milioni di tonnellate di materiale tessile e hanno prodotto 6,9 milioni di tonnellate di prodotti tessili finiti. Le attività riconducibili a produzioni tessili hanno prodotto emissioni per 121 milioni di tonnellate di CO2eq, usando 175 milioni di tonnellate di materie prime vergini, consumando 24.000 milioni di m3 di acqua e occupando 180.000 km2 di terreno – circa 400 m2 per persona.
Eppure, a fronte di questi dati, secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente l’impronta ambientale del tessile tra il 2017 e il 2020 riporta che impatto ambientale unitario dei prodotti tessili domestici è diminuito in media del 46,3% in soli 4 anni.
Sempre tra il 2017 e il 2020, lo sviluppo tecnologico nel settore Moda è avanzato del 23,3% principalmente trainato dall’incremento di brevetti depositati.
4. L’atteggiamento dei consumatori e lo “spreco” delle restituzioni online
Il 58% dei consumatori globali afferma che avere un impatto sulla sostenibilità della moda sia personalmente importante, ma le persone di ogni età acquistano raramente abbigliamento sostenibile nei negozi abituali.
In più, circa il 30% degli acquisti online viene restituito, e che il 70% di questi resi è il risultato di un “cambio di idea”, senza rendersi conto delle ripercussioni: come per esempio il conferimento in discarica di un’ingente quantità di capi “indesiderati”. Una parte considerevole finisce in Africa, dove più del 50% dei vestiti usati diventa immediatamente rifiuto.
5. Le opportunità del riciclo e del riuso
Le stime sui rifiuti tessili prodotti annualmente in Europa variano dai 5,2 milioni di tonnellate ai 7,5 milioni di tonnellate – pari a circa 26 miliardi di capi di abbigliamento con una crescita del 20% prevista al 2030. Più del 60% dei prodotti tessili gettati sono composti da fibre sintetiche come il poliestere. In media, su 35 articoli tessili buttati ogni anno da un cittadino europeo, 3 vengono riciclati e meno di 1 viene riutilizzato nel mercato domestico.
L’industria europea del riciclo di materiali tessili vale più di $4,6 miliardi, pari al 29,6% del valore complessivo a livello globale, ed è in grado di gestire più del 32% dei rifiuti tessili generati annualmente nel continente (circa 700.000 tonnellate). In questo contesto, considerata la crescente concentrazione di capi sintetici sul mercato europeo, il riciclo rappresenta una soluzione sempre più promettente.
Il riuso, a sua volta, consente di evitare fino al 97% delle emissioni di CO2 e di ridurre del 99% il consumo di acqua rispetto al riciclo chimico. Il mercato del lusso di seconda mano, che nel 2018 valeva $24 miliardi, sembra essere cresciuto rapidamente, con un aumento del 28% nel 2022.
6. Le sfide per le aziende nella sostenibilità sociale
A 10 anni di distanza dal disastro del crollo al Rana Plaza, in Bangladesh, solo 1,5 milioni di lavoratori sui 75 milioni che compongono il settore globale (< 2%) riceve un salario adeguato e dispone di contratti di assunzione formali, orari di lavoro stabili o protezioni stabilite in base al diritto del lavoro.
7. Cresce l’impegno delle aziende per la transizione
Tra il 2021 e il 2022, il numero di aziende europee della moda che presidiano la sostenibilità è aumentato del 17%: 71 tra le 100 più grandi si sono già attrezzate per gestire la transizione ma la migliore tra queste soddisfa solo il 70% dei requisiti di maturità dei presidi ESG.
Evidenziare una forte correlazione tra presidio e accelerazione delle performance è ancora complesso, ma le aziende con una governance ESG strutturata e remunerazioni collegate vantano presidi superiori in media del 36% rispetto ai propri concorrenti, mentre le aziende che hanno rendicontato le proprie emissioni in modo regolare negli ultimi 4 anni hanno ottenuto una riduzione del 37% delle emissioni di scopo 1 e 2.
Lo studio si conclude con un elenco di 8 proposte per una transizione giusta della moda globale, poste al centro del dibattito del Forum.
Venice Sustainable Fashion Forum: i temi della seconda giornata - Nella seconda giornata, 27 ottobre, verranno esplorate le soluzioni che le aziende stanno mettendo in atto e il ruolo della finanza per accelerare i processi sostenibili delle imprese. Riflettori accesi anche sulle regolamentazioni europee, con la testimonianza di autorevoli ospiti, tra cui membri della Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite e del Parlamento Europeo. Chiuderanno le proposte e raccomandazioni nonché l’appello da rivolgere alle istituzioni, condivisi dai vari stakeholder e necessari al raggiungimento di una transizione giusta ed efficace e rapida.
Per seguire l’evento nei social, gli hashtag ufficiali dell’evento sono #VSFF23 e #BoostingTransition
Venice Sustainable Fashion Forum viene realizzato con il contributo di Camera di Commercio Venezia Rovigo e di numerosi partner: Alperia, Fondazione Leaf, Consorzio Physis S.B., D.B. Group, DNV – Supply Chain & Product Assurance, Give Back Beauty, Greenberg Traurig Santa Maria, Samsung Galaxy, Sopra Steria, UniCredit, Gruppo Mastrotto, Gruppo Florence, Acimit, Assomac, Carbonsink, Chargeurs PCC, Clerici Tessuto, FGL International, Fiorini International, Guess Europe, Pattern Group, Unisalute.
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Sistema Moda Italia (SMI) è una delle più grandi organizzazioni mondiali di rappresentanza degli industriali del tessile e moda del mondo occidentale. La Federazione rappresenta un settore che, con poco meno di 400.000 addetti e poco meno di 50.000 aziende, costituisce una componente fondamentale del tessuto economico e manifatturiero italiano. La Federazione si propone di tutelare e promuovere gli interessi del settore e dei suoi associati e rappresenta in esclusiva l'intera filiera, a livello nazionale e internazionale, nei rapporti con le istituzioni, le amministrazioni pubbliche, le organizzazioni economiche, politiche, sindacali e sociali. In particolare, l’operatività di SMI contribuisce a rendere il
tessile e moda uno dei settori economicamente più importanti dell'Industria italiana. SMI rappresenta le industrie dell’intera filiera ed è l’interlocutore ufficiale di istituzioni e organizzazioni nazionali ed internazionali. È la Federazione nazionale di Categoria, un’organizzazione mista, fortemente orientata ad un’integrazione con il territorio. Possono essere soci della Federazione, oltre alle imprese, le Associazioni. Aderisce a Confindustria e a Confindustria Moda ed è il socio fondatore più rappresentativo di Euratex, Organizzazione Europea del Tessile Abbigliamento.
The European House - Ambrosetti è un gruppo professionale di circa 300 professionisti attivo sin dal 1965 e cresciuto negli anni in modo significativo grazie al contributo di molti Partner, con numerose attività in Italia, in Europa e nel Mondo. Il Gruppo conta tre uffici in Italia e diversi uffici esteri, oltre ad altre partnership nel mondo. La sua forte competenza è la capacità di supportare le aziende nella gestione integrata e sinergica delle quattro dinamiche critiche dei processi di generazione di valore: Vedere, Progettare, Realizzare e Valorizzare. Da più di 50 anni al fianco delle imprese italiane, ogni anno serviamo nella Consulenza circa 1.300 clienti realizzando più di 250 Studi e Scenari strategici indirizzati a Istituzioni e aziende nazionali ed europee e circa 120 progetti per famiglie imprenditoriali. A questi numeri si aggiungono circa 3.000 esperti nazionali ed internazionali che ogni anno vengono coinvolti nei 550 eventi realizzati per gli oltre 17.000 manager accompagnati nei loro percorsi di crescita. Il Gruppo beneficia di un patrimonio inestimabile di relazioni internazionali ad altissimo livello nei vari settori di attività, compresi i responsabili delle principali istituzioni internazionali e dei singoli Paesi. Dal 2013 The European House - Ambrosetti è stata nominata nella categoria "Best Private Think Tanks" - 1° Think Tank in Italia, 4° nell’Unione Europea e tra i più rispettati indipendenti al mondo su 11.175 a livello globale (fonte: “Global Go To Think Tanks Report” dell’Università della Pennsylvania). The European House – Ambrosetti è stata riconosciuta da Top Employers Institute come una delle 141 realtà Top Employer 2023 in Italia. Per maggiori informazioni, visita il sito www.ambrosetti.eu
Confindustria Veneto Est – Area Metropolitana Venezia Padova Rovigo Treviso (CVE) è l’associazione delle imprese industriali e dei servizi innovativi e tecnologici che operano nelle province di Venezia, Padova, Rovigo, Treviso fondata su un’organizzazione a rete di sedi. Per dimensioni e rappresentatività, è la seconda associazione del Sistema Confindustria, con 5.000 imprese associate di ogni dimensione, produttrici di beni e servizi in ventuno settori merceologici, che contano 270.000 collaboratori. Opera in un territorio chiave della cultura d’impresa e dell’economia italiana, con vocazione alla manifattura avanzata, proiezione internazionale, innovazione tecnologica e turismo, con un PIL aggregato di 86 miliardi di euro, 1,1 milioni di occupati (410mila nell’industria), esportazioni per 38,3 miliardi nel 2022. CVE è impegnata nell’azione di rappresentanza e tutela degli interessi delle imprese associate nei confronti di istituzioni, amministrazioni pubbliche locali, nazionali e internazionali, organizzazioni economiche e sindacali, mondo della scuola, università e ricerca, finanza. Offre servizi e consulenza specialistica per le relazioni sindacali, la transizione digitale e sostenibile, la formazione e l’attrazione di capitale umano qualificato, le collaborazioni tra imprese, l’apertura a terzi del capitale, le relazioni con il mondo del credito, l’internazionalizzazione, l’energia, l’ambiente e sicurezza. L’obiettivo è concorrere a sostenere il sistema di piccole, medie e grandi imprese e le filiere nella sfida della Quarta Rivoluzione Industriale, sviluppare il territorio in una logica di area vasta integrata. La mission è sia l'affiancamento delle imprese in questa grande trasformazione, sia l’impegno per sollecitare una politica industriale, regionale, nazionale ed europea, in grado di supportarle efficacemente. CVE è a disposizione delle associate con 140 professionisti e le proprie business unit specializzate.
Barbara Braghin